Armando Petrucci è morto a Pisa il 23 aprile 2018. Sono passati dunque più di tre anni, nel corso dei quali la sua assenza non ha smesso di lasciarsi avvertire. Nella comunità dei cultori delle discipline che Petrucci ha contribuito a innovare nel profondo e, in taluni casi, a rifondare sono state numerose e ben cadenzate le iniziative vòlte a celebrarne la figura. Si è tentato, con esse, di prolungare verso le nuove generazioni di studiosi in formazione l’impareggiabile e pionieristico magistero di Petrucci, ancora del tutto vivo e operante nei molti che hanno avuto l’occasione di conoscerlo. Questa raccolta, per i limiti imposti dalla collana che la ospita, ha ambizioni molto più modeste: mettere in dialogo i sei testi derivati da interventi tenuti da Armando Petrucci nel corso di un Congresso internazionale (il quinto del 1971) e di cinque Settimane di studio (la diciannovesima del 1971, la ventitreesima del 1975, la quarantunesima del 1993, la quarantaseiesima del 1998 e, infine, la cinquantaduesima del 2004). Ciascun ‘nuovo’ lettore di questi testi (quale più quale meno, dei veri classici storiografici) saprà trovare le proprie chiavi di accesso ai singoli saggi e desumere per proprio conto il significato che essi assumono dal trovarsi disposti uno accanto all’altro, in serie cronologica. A ciascun lettore, dunque, scoprire in che modo le cinque lezioni (e la relazione) spoletine abbiano costituito altrettanti episodi pienamente organici al percorso che Petrucci ha intrapreso sin dai primi anni Settanta del secolo scorso di trasformazione della paleografia da semplice disciplina in vero e proprio progetto militante. Un progetto e una proposta ancora vivi e operanti, insieme alla memoria e all’insegnamento di chi li ha avanguardisticamente elaborati, anche attraverso il segno della presente raccolta.

Armando Petrucci (1932-2018)
Armando Petrucci è stato uno dei massimi storici della scrittura latina, con interessi pronunciati anche per la storia del libro e delle biblioteche, dell’alfabetismo e dell’erudizione. Conservatore dei manoscritti presso la Biblioteca dell’Accademia nazionale dei Lincei e Corsiniana di Roma (1956-72), ha poi insegnato nelle università di Salerno (1972-74) e La Sapienza di Roma (1974-91), e dal 1991 alla Scuola normale superiore di Pisa. Ha fondato (1977) e diretto, insieme a Guglielmo Cavallo e ad Alessandro Pratesi, la rivista Scrittura e civiltà. Numerose sue monografie hanno contribuito a divulgare, coerentemente con il suo orientamento marxista, una storia della scrittura che ha negli uomini il suo fondamento e in una visione globale del fenomeno grafico il suo scopo (Scrittura e popolo nella Roma barocca, Roma, 1982; Scrivere e no, 1987; La scrittura. Ideologia e rappresentazione, Torino 1986; Le scritture ultime, Torino, 1995; Prima lezione di paleografia, Roma-Bari, 2002; Scrivere lettere: una storia plurimillenaria, Roma-Bari, 2008).