Carlo Alberto Mastrelli
1923-2018
Si è chiusa la lunga e attivissima vita di Carlo Alberto Mastrelli, linguista tra i più importanti della scuola storica italiana, principale continuatore dell’opera di Giacomo Devoto e, insieme, di Carlo Battisti, i due padri della glottologia nell’Università di Firenze. Di entrambi Mastrelli è stato il massimo erede, avendo fatto proprie del primo l’ampiezza degli interessi e l’attenzione per gli aspetti istituzio- nali dell’attività scientifica, del secondo la concretezza delle indagini e la passione per le vicende linguistiche della regione trentina e alto- atesina.A questi caratteri in Mastrelli si univano una grande affabilità, anche nel lavoro, e una costante attrazione per i piccoli fatti di lingua, che sapeva riconoscere e mettere in evidenza; peculiarità tutta sua, questa, che non era che un riflesso della sua curiosità per le cose e del suo desiderio di conoscere le persone: in altre parole, del suo amore per la vita. Ma il suo tratto più rilevante è stata la grande forza di spi- rito, una forza che lo ha sempre animato, spingendolo tra l’altro – sce- gliamo un esempio curioso ma eloquente – a muoversi inVespa fino alla soglia dei novant’anni; forza di spirito che è riuscita a sorreggerlo anche negli ultimi tempi, quando le energie fisiche cominciavano a venire meno, e proprio fino all’ultimo: il 4 marzo 2018 ha voluto es- sere accompagnato a dare il voto alle elezioni politiche. Il giorno 5, durante il riposo pomeridiano, si è spento nella sua casa fiorentina di via Bolognese.
Carlo Alberto Mastrelli era nato a Firenze il 21 dicembre del 1923. Per tutta l’infanzia e la giovinezza aveva abitato in via degli Alfani al n° 55, quasi a metà del breve percorso fra la vecchia sede di piazza S.
Marco della Facoltà di Lettere di Firenze, che Mastrelli frequentò da studente, e piazza Brunelleschi, dove sarebbe stata edificata la nuova Facoltà, la sede dove poi ha insegnato più a lungo. Dopo la maturità classica, conseguita presso le Scuole Pie fiorentine, si iscrisse a Lettere nell’anno accademico 1942-1943, tenendo al contempo presente, per cautela, la Facoltà di Giurisprudenza, di cui volle dare qualche esame. Per la sua formazione quel momento fu molto importante, ma presto Mastrelli fu attratto di più da Giorgio Pasquali, che, dopo una sorta di esame attitudinale, lo ammise ai suoi seminari privati: la vicenda è rievocata dallo stesso Mastrelli (in Un venticinquennio, in Mille. I dibattiti del Circolo linguistico fiorentino, 1945-1970, Firenze, 1970, pp. 223-239), che racconta anche come quei seminari gli fossero serviti da sprone per proporre a Devoto, con cui nel frattempo aveva deciso di laure- arsi, l’istituzione di una serie di discussioni linguistiche con cadenza settimanale, aperte a docenti a studenti. Devoto accolse la proposta e nacque così, il 28 settembre del 1945, il Circolo linguistico fiorentino, di cui Mastrelli fu subito messo a occupare l’unica carica, quella di segretario. Da quel giorno il Circolo e le sue opportunità d’incontro e di dialogo saranno per lui la consuetudine più cara.
La sua tesi in Glottologia ebbe il titolo Studi sulla traduzione slava dei Vangeli e fu discussa il 21 dicembre del 1946, dopo di che Mastrel- li divenne assistente di Devoto, incarico che fu intervallato da due periodi di studio all’estero. Il primo fu a Praga, nei primi mesi del 1948, presto interrotto dal colpo di stato. Quel soggiorno gli fruttò comunque la prima pubblicazione, in lingua ceca, una breve pre- sentazione del Circolo e dei suoi primi due anni di attività (Circolo linguistico fiorentino, in «Slovo a Slovesnost», X, 4, 1947 [1948], pp. 253- 254). Più lungo e più fortunato fu il secondo soggiorno all’estero, del 1949, passato in Svezia, prevalentemente a Göteborg (o Gotemburgo, come Mastrelli amava scrivere e dire): lo scopo era la raccolta del materiale per un suo ambizioso progetto, la traduzione integrale e il commento del testo norreno dell’Edda, progetto che fu portato a termine due anni più tardi con la pubblicazione del lavoro (L’Edda. Carmi norreni, Introduzione, traduzione e commento di C. A. Ma- strelli, Firenze, 1951, pp. ci+ 598). Grazie a quell’opera nel 1953-1954 Mastrelli ebbe il suo primo incarico come titolare d’insegnamento, per Filologia germanica – in Italia era una disciplina ancora in fase di avvio – presso l’Università di Catania, incarico che tenne anche nell’anno successivo.
L’Edda e le altre pubblicazioni di quel periodo, che fu di lavoro intensissimo – allora uscirono anche i suoi Elementi di linguistica indeu- ropea (Firenze, 1953) e La lingua di Alceo (Firenze, 1954) – lo portarono a ottenere nel 1955 la libera docenza in Glottologia, ma opportunità più immediate gli vennero offerte ancora dalla Filologia germanica: per quella materia nello stesso anno passò a Firenze, ricevendo poi un secondo incarico nella Facoltà di Lettere dell’Università di Roma, tenuto dal 1957 al 1959, quando gli fu assegnato il corso di Lingua e Letteratura Scandinava alla Facoltà di Lettere di Pisa, che poi tenne fino al 1962. Nel frattempo, nel 1960, Mastrelli era risultato secondo ternato al concorso per Glottologia e nel 1961 era stato chiamato an- cora a Pisa, ma sempre per Filologia germanica, nel Corso di Lingue e Letterature Straniere, allora parte di Economia e Commercio. Dopo i tre anni di straordinariato, nel 1964 poté tornare a Firenze, dove aveva lasciato l’incarico nel 1961, e ancora per Filologia germanica. Tenne l’insegnamento fino al 1968, anno in cui, in seguito al ritiro di Devoto, venne chiamato alla cattedra di Glottologia. Da quell’anno Mastrelli ha sempre insegnato Glottologia, insieme a Sanscrito, nella Facoltà di Lettere e Filosofia di Firenze, senza mai riservarsi un anno sabbatico, fino al suo collocamento fuori ruolo, al termine dell’anno 1995-1996. Concluso nel 1999 il triennio fuori ruolo, nel 2000 è stato nominato professore emerito dell’Università di Firenze.
Le capacità progettuali e organizzative, che si erano già manifestate con l’idea del Circolo linguistico e con la sua prima gestione, hanno avuto poi uno sviluppo notevolissimo nelle numerose attività di coordi- namento e di direzione che Mastrelli ha svolto in parallelo con l’attività didattica, con la stessa dedizione – per lui erano altre opportunità di dialogo –, e anche dopo la sua conclusione. Tra le più rilevanti c’è la conduzione di diverse riviste e in primo luogo della più gloriosa in Italia per la linguistica, l’«Archivio glottologico italiano», che ospitò vari suoi lavori a partire dal 1952 (con La composizione nominale nella traduzione sla- va dei Vangeli, XXXVII, pp. 149-172): Mastrelli ne divenne redattore capo nel 1957, per assumerne nel 1968, con la morte di Benvenuto Terracini, il ruolo di condirettore e, nei fatti, quello di direttore principale (per più anni fu direttore unico ufficialmente; lasciò la direzione nel 1996).
L’anno del passaggio a direttore dell’«Archivio» è anche quello della chiamata sulla cattedra di Glottologia, ma è il suo precedente rientro a Firenze a segnare l’inizio delle sue principali iniziative scientifiche e del suo coinvolgimento negli impegni istituzionali. Del 1964 è infatti l’avvio del suo progetto più ampio, il Centro per lo studio delle civiltà barbariche in Italia, finanziato dal C.N.R. a partire dal 1965, promo- tore di ricerche sugli elementi di età tardo-antica e alto-medievale presenti in terra italiana e riferibili a popolazioni di lingua germanica. In conformità con l’impronta ricevuta da Devoto, Mastrelli decise di dare al Centro un forte carattere interdisciplinare, articolando il pro- getto in quattro sezioni dedicate rispettivamente a lessico, onomastica, reperti archeologici e reperti antropologici. Un primo bilancio del lavoro, per sua cura, si trova in «Studi germanici» (Il ‘Centro per lo studio delle civiltà barbariche in Italia’ , VI [1968], pp. 77-91), rivista che peraltro ebbe Mastrelli come membro del comitato di redazione dal 1965 al 1999; e fra i suoi risultati più tangibili si possono ricordare le Schede di archeologia longobarda in Italia, da lui coordinate e pubblicate a puntate in «Studi medievali» a partire dal 1973.
Del 1966 è la sua elezione a socio corrispondente dell’Accademia toscana di Scienze e Lettere La Colombaria, di cui nel 1968 passò a socio effettivo. Alla vita della Colombaria Mastrelli ha partecipato poi attivamente, arrivando alla presidenza della Classe di Filologia e Criti- ca letteraria e alla vicepresidenza dell’Accademia stessa, fino al dicem- bre del 2015, momento in cui, sentendo di non poter più dare il suo contributo con piena energia, chiese di passare allo stato di socio so- prannumerario. Col patrocinio della Colombaria e della Fondazione Europea Dragàn di Milano aveva fondato e diretto la rivista «Ponto- Baltica», di interesse storico-linguistico e rivolta all’Europa orientale, uscita tra il 1981 e il 2005.
Sempre del 1966 e legata ai suoi contatti col mondo di lingua germanica è un’altra importante iniziativa, avviata a Venezia presso la Fondazione Giorgio Cini, i corsi di lingua e cultura italiana per do- centi scandinavi; che poi divennero quei corsi di aggiornamento e di perfezionamento per italianisti e studiosi di cultura italiana all’estero che Mastrelli diresse fino al 1996 e che la Fondazione continua a or- ganizzare regolarmente.
Il 1966 fu per Firenze anche l’anno dell’alluvione, e all’inizio dell’anno successivo Mastrelli fu chiamato a dare un sostegno all’Accademia della Crusca, che doveva trasferirsi dalla sede di piazza dei Giudici allaVilla di Castello. Mastrelli fu eletto subito socio ordinario, saltando il passaggio da socio corrispondente; immediatamente fu an- che nominato segretario. Quel ruolo lo mantenne fino al 1972, quan- do divenne vicepresidente, rimanendo in carica per venticinque anni, fino al giugno del 1997. Come cruscante prese il nome di Spigato e, insieme a Domenico De Robertis, riportò in vita l’usanza della pala accademica, che si era fermata due secoli addietro (vd. R. P. Ciardi, L. Tongiorgi Tomasi, Le pale della Crusca. Cultura e simbologia, Firenze, 1983, pp. 462-465). Oltre a questa iniziativa, che era un segno del suo generale attaccamento alle istituzioni e alle loro tradizioni, Mastrelli già dal 1966 aveva preso la direzione dell’Ufficio etimologico e di do- cumentazione dell’Opera delVocabolario Italiano, istituto interno alla Crusca di cui fu anche direttore dal 1985 al 1992.Ancora nel contesto della Crusca cooperò come consulente scientifico alla realizzazione del Wielki słownik włosko-polski (Grande vocabolario italiano-polacco), il più esteso del suo genere (5 volumi editi a Varsavia fra il 2001 e il 2010); e partecipò come coautore, con Svend Bach e Jacqueline Bru- net, al volume Quadrivio romanzo (Firenze, 2008), manuale che, secon- do un modello didattico elaborato per le lingue scandinave, mostra somiglianze e differenze fra italiano, francese, spagnolo e portoghese allo scopo di portare chi parla italiano alla comprensione di testi tec- nici redatti nelle altre tre lingue.
Nell’ambito delle attività istituzionali rientra anche la sua parteci- pazione alla fondazione della Società Italiana di Glottologia, che si co- stituì a Pisa nel 1970, e per la quale Mastrelli, insieme a Giuliano Bon- fante e Romano Lazzeroni, fu incaricato di redigere il regolamento. Di quella Società fu poi presidente, per il biennio 1973-1974, e per più anni consigliere. E in questo stesso ambito, in contesto più allargato, si colloca il suo lavoro per l’USPUR (Unione Sindacale dei Professori Universitari di Ruolo), di cui, dal 1981 al 1993, fu segretario naziona- le (i suoi interventi nel bollettino dell’USPUR «Università/Notizie» dal 1983 al 1990 si trovano raccolti nel volumetto La «Pax academica», Firenze, 1991), nonché rappresentante presso la IAUPL (International Association of University Professors and Lecturers). Della IAUPL fu poi eletto presidente nel 1995 e confermato come tale nel 2000.
Nell’opera di Mastrelli un filone ben individuato e decisamente importante è quello legato all’Istituto di Studi per l’Alto Adige, che ovviamente è il filone che ha risentito in modo più diretto del mo- dello di Battisti. Nel suo studio, prima in piazza S. Marco e poi in un altro locale dell’Università in via Cesare Battisti, Carlo Battisti curava le attività dell’Istituto di Studi per l’Alto Adige, con la pubblicazione della rivista «Archivio per l’Alto Adige», e portava avanti le ricerche e le pubblicazioni dell’Istituto di Scienze Onomastiche, producendo la lunga serie dei volumi del Dizionario toponomastico atesino e poi dell’Atlante toponomastico della Venezia Tridentina, in buona parte in pri- ma persona. Di Battisti Mastrelli non fu allievo diretto, ma i due co- minciarono a conoscersi ben presto al Circolo linguistico: per avere un sostegno nel suo enorme lavoro Battisti dové trovare naturale ri- volgersi proprio a Mastrelli, a cui tra l’altro affidò il commento dei dati onomastici relativi a un deposito di oggetti preziosi di età tardo-antica che era stato rinvenuto nel 1957 (il commento è davvero notevole e occupa tutta la seconda metà di M. Degani, Il tesoro romano barbarico di Reggio Emilia, Firenze, 1959). Mastrelli collaborò con Battisti nell’or- ganizzazione del VII Congresso internazionale di scienze onomasti- che, che si tenne a Firenze nel 1961, e nella pubblicazione dei relativi atti (4 volumi, Firenze, 1962-1963); ed ebbe l’incarico di redigere un intero volume dell’Atlante tridentino, opera che vide la luce nel 1965 (Commento al foglio XI: i nomi locali della carta «Monte Marmolada», Fi- renze). Già nel 1964 Battisti gli aveva chiesto di affiancarlo nella dire- zione dell’«Archivio per l’Alto Adige». Dopo la sua morte, nel 1978, Mastrelli assunse la presidenza dell’Istituto di Studi per l’Alto Adige, tenendola poi con continuo impegno, in quello studio di via Cesare Battisti, fino alla fine dei suoi giorni.
Di Battisti, con cui ha condiviso la sorte di spegnersi nel novanta- cinquesimo anno di vita, Mastrelli ha continuato in particolare l’opera di interesse toponomastico, con lavori di impronta molto personale, intervenendo spesso anche in questioni normative e anche al di fuori del Trentino-Alto Adige, con una particolare attenzione, naturalmen- te, per la Toscana. È sempre al Trentino, però, che Mastrelli ha dedicato il suo sforzo maggiore in ambito onomastico, avviando nel 1980 il grande progetto del Dizionario toponomastico trentino, regolato poi nel 1987 da una legge della Provincia autonoma di Trento, suddiviso nelle sezioni geografica, storico-archivistica ed etimologica. Dell’opera, che raccoglie la microtoponomastica del Trentino suddivisa per comuni, sono finora usciti 17 volumi. Anche a motivo di questa impresa, che ha confermato l’area trentina come una delle meglio indagate per la toponomastica, nel 1997 l’Università di Trento gli conferì la laurea honoris causa in Lingue e Letterature straniere.
È infine grazie a Battisti che Mastrelli ha potuto contribuire an- che alla vita del Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo. Battisti, attivo alle settimane di studio spoletine a partire dal 1955, era entra- to nel consiglio direttivo del CISAM nel 1958, e per la X settimana (1962), con tema la Bibbia, invitò Mastrelli a tenere una lezione su un argomento che aveva affrontato nella tesi di laurea e nei successivi studi sul gotico, La tecnica delle traduzioni della Bibbia nell’alto medioevo (a stampa in La Bibbia nell’alto medioevo, Spoleto, 1963, pp. 657-681). Dal CISAM Mastrelli fu poi chiamato come consigliere aggregato, nel 1968, passando a ordinario alla morte di Battisti, nel 1977. E negli atti della settimana di quell’anno, la XXV (La navigazione mediterranea nell’alto medioevo, Spoleto, 1978, vol. I, pp. 53-63), di Battisti Mastrelli ha lasciato un bellissimo e partecipato ricordo.
Mastrelli ha sempre avuto una scrittura pronta, con uno stile chia- ro e molto fluido, soprattutto negli scritti di memoria, come quello appena citato, e grazie anche alla sua facilità di scrittura è stato uno studioso molto prolifico. I suoi lavori più importanti sono stati già in buona parte ricordati, e ora da ultimo conviene soprattutto delimitare il quadro dell’opera e definirne il carattere generale.
Mastrelli si era formato alla scuola della geografia linguistica ita- liana, inaugurata da Matteo Bartoli, con le sue applicazioni all’ambito indoeuropeo che erano state portate alla massima profondità ed esten- sione da Giacomo Devoto; una scuola che dava ormai sostanzialmente per acquisiti i risultati della linguistica comparativa indoeuropea otto- centesca, di impostazione ricostruttiva, e che si distingueva da questa per l’attenzione alle fasi di differenziazione delle lingue e alle singo- le innovazioni linguistiche, considerate come riflessi di cambiamenti culturali, dunque per la sua prospettiva più propriamente storica. A questa formazione Mastrelli è sempre rimasto fedele, come si rileva già dai titoli dei suoi articoli, partendo per esempio da uno dei primi anni, Le innovazioni nel mondo indeuropeo («Archivio glottologico ita- liano», XLIII [1958], pp. 1-17), passando attraverso Convergenze e diver- genze nell’Italia antica («Archivio glottologico italiano», LXIX [1984], pp. 53-83), che appartiene alla fase matura, per arrivare a uno dei suoi ultimi, Latino e italico a contatto (in Ce qui nous est donné, ce sont les lan- gues. Studi linguistici in onore di Maria Pia Marchese,Alessandria, 2017, pp. 97-103).
E in tutti i suoi studi, indipendentemente dall’ampiezza del loro respiro, c’è una costante, che poi è strettamente legata alla formazione di cui si è appena detto, ed è l’attenzione per i dati linguistici in quan- to fonti di conoscenza storica e anzi, in mancanza di altra documen- tazione, in quanto elementi essenziali per la storia. Sotto questa luce va considerata gran parte dei suoi lavori di onomastica, che hanno riguardato i toponimi – si è visto – e gli altri dati linguistici e culturali che rientrano nella categoria dei nomi propri, ossia gli etnici, i nomi di persona e i nomi di personaggi del mito. E sotto la stessa luce van- no considerate in generale le sue etimologie, che sono state una delle sue più forti passioni e hanno toccato spazi e tempi diversissimi, dalle lingue principali della glottologia classica, sanscrito, greco e latino, fino all’odierno vernacolo fiorentino. È qui il caso di ricordare che nel 2013, per festeggiare i novant’anni di Mastrelli, l’Accademia della Crusca pubblicò una raccolta di suoi lavori sotto il titolo Etimologie italiane, completata dall’elenco delle sue pubblicazioni fino al 2012 relative alla lingua e ai dialetti d’Italia.
L’ambito in cui Mastrelli ha però sviluppato al meglio le sue idee e in cui ha prodotto i lavori di maggiore risonanza è senza dubbio quel- lo delle lingue germaniche, lingue così fortemente legate alla preisto- ria indoeuropea e così attratte in epoca storica dal mondo romano e poi romanzo. Importantissima per la filologia germanica italiana è stata la sua traduzione dell’Edda, che nel 2016, a sessantacinque anni dalla prima uscita, il CISAM ha ripresentato in edizione anastatica. E altrettanto importante è stata la sua ricchissima Grammatica gotica (Milano, 1967, 19742), parte di una collana da lui fondata e diretta in- sieme a Marco Scovazzi.Tant’è che per la Guida alla Facoltà di Lettere e Filosofia del Mulino coordinata da Alberto Varvaro (Bologna, 1980) la voce Filologia germanica fu affidata proprio a Mastrelli.
Suo merito è stato anche l’aver richiamato l’attenzione sull’im- portanza dell’elemento germanico nella lingua e nei dialetti italiani, e in generale sul lascito germanico alto-medievale in Italia.A questo proposito vale la pena di riferire un ricordo, un esempio da lui portato e costituito dai suoi tre nomi – il terzo era Manfredo, e con questo nome lo chiamavano i familiari e gli amici della giovinezza –, nomi tutti e tre di origine germanica. Sui germanismi molto rilevanti sono i suoi studi puntuali, e ancor di più i lavori di sintesi, tra i quali van- no ricordati almeno La terminologia longobarda dei manufatti (Atti del convegno internazionale sul tema «La civiltà dei Longobardi in Europa», Roma, 1974, pp. 257-269) e Tracce linguistiche della dominazione longobar- da nell’area del Ducato di Spoleto, in Il Ducato di Spoleto, Spoleto, 1983, vol. II, pp. 655-667).
Mastrelli è stato anche un attento lettore, di testi di linguistica e di molte altre cose, e si è sempre tenuto aggiornato sulle nuove tendenze degli studi, anche sul versante della linguistica generale; le cui acqui- sizioni giudicava certo importanti e tuttavia strumentali, in quanto lo studio linguistico era per lui, necessariamente, uno studio di carattere storico. Anche a questo proposito si può riportare un ricordo. Alla seduta del Circolo linguistico fiorentino del 6 febbraio 2009 Mastrelli distribuì in fotocopia, senza mettersi a leggerlo, un brano di Ennio Flaiano tratto dalla raccolta Le ombre bianche (a cura di A. Longoni, Milano, 2004, pp. 245-246); se ne trascrive l’inizio:
A Babele, dopo che i lavori della torre furono interrotti per la nota confu- sione delle lingue, e forse anche prima, fiorirono gli studi di semantica e di semiologia. Le scuole si moltiplicavano, si tenevano continue conferenze e simposi, che alimentarono profondi dissidi. Non si viveva che per la parola. La parola, disse uno storico di quei tempi, venne assalita ed espugnata come la Bastiglia. E la trovarono vuota.
A Mastrelli interessavano le parole piene, quelle legate alla storia, e infatti in quella seduta fece il sunto di una sua comunicazione tenuta qualche mese prima a un convegno del CISAM (il testo è il densis- simo «Magistri commacini»: la questione linguistica e un esame del lessico tecnico, in I «magistri commacini». Mito e realtà del medioevo lombardo, Spo- leto, 2009, pp. 95-149).
Al suo Circolo Mastrelli ha continuato a venire e a presentare i suoi lavori, con la forza di spirito e l’amore per la vita che ha sempre avuto, arrivando ben oltre le duecento comunicazioni. L’ultima volta il 22 dicembre 2017, il giorno successivo al suo novantaquattresimo compleanno. E nel suo Circolo, che continua a riunirsi, vive ancora la sua idea di linguistica come opportunità d’incontro e di dialogo.
Fonte: Alessandro Parenti, Ricordo di Carlo Alberto Mastrelli (1923-2018), in « Studi Medievali», II (2018), pp. 765-774
Il CISAM consiglia
Carlo Alberto Mastrelli glottologo. Opere e incontri di una lunga vita. A cura di Maria Giovanna Arcamone (Miscellanea, 21)